La riduzione di performance fisica ed intellettuale fa parte del processo naturale dell’invecchiamento. Tuttavia quando tutto ciò si verifica ad un ritmo eccessivamente rapido oppure vi è un grave deterioramento della capacità di pensare ed agire, unita ad una netta riduzione delle capacità pratiche della vita quotidiana, sì da ridurre e progressivamente annullare l’autonomia personale, allora siamo in ambito patologico e si può parlare di demenza.
La sola malattia di Alzheimer che prende il nome dal suo scopritore, Alois Alzheimer, è responsabile di circa il 60% di tutte le demenze.
La malattia determina, con meccanismi che ancora non conosciamo, la degenerazione con malfunzionamento e successiva distruzione delle cellule cerebrali (i neuroni).
Nel mondo si stimano circa 30 milioni di malati; in Italia circa 800.000; nella provincia di Rieti circa 1.500 malati con Alzheimer su circa 2.500 affetti da demenza.
Studi condotti su pazienti in diverse fasi della malattia hanno evidenziato una progressione per stadi, ciascuno dei quali caratterizzato da specifici sintomi:
1) Fase iniziale
In questa fase, che può durare alcuni anni, la persona è ancora autosufficiente ma presenta una serie di disturbi di tipo neuro-psicologico:
2) Fase intermedia
Con il progredire della malattia, i problemi diventano più evidenti. Il malato presenta difficoltà nella vita quotidiana, si aggravano i deficit neuro-psicologici e si evidenziano i disturbi del comportamento:
3) Fase terminale
Totale dipendenza del malato:
Come comportarsi
a) Rivolgersi al medico curante che dopo un’attenta anamnesi e una visita del malato potrà chiedere una visita neurologica per valutare la presenza o no di uno stato di demenza.
b) La visita deve essere effettuata presso il centro UVA : lo specialista valuterà se è presente uno stato di demenza; di quale forma si tratti; la gravità della stessa; eventualmente instaurerà una terapia farmacologica.
c) Sappiamo che la terapia medica è efficace solo per periodi limitati, nelle fasi iniziali e (meno) intermedie della malattia; la terapia rallenta e solo per qualche anno, l’evoluzione della malattia che, comunque, alla fine, farà il suo corso.
d) Il malato, nelle fasi iniziali e intermedie della malattia, dovrebbe frequentare un Centro diurno ( CDA) ove si praticheranno terapie riabilitative cognitive (R.O.T.), musicoterapia, arteterapia, etc. e dove potrà anche socializzare; nel contempo la famiglia potrà continuare con le proprie attività ed i propri ritmi.
e) Quando la malattia procede ed il malato perde, in buona parte, la sua autonomia, non potrà più frequentare il centro diurno ma dovrà essere assistito in casa; la famiglia dovrà essere supportata da una assistenza domiciliare efficiente e specifica.
f) Nella fase terminale, sarebbe opportuno, ricoverare il malato in RSA, provviste di nuclei Alzheimer; il malato potrebbe anche rimanere in famiglia ma in questo caso l’assistenza sarebbe tecnicamente complessa e molto vincolante per i familiari.