La casa-famiglia, altrimenti definita Comunità Alloggio, rientra nel contesto del cosiddetto housing sociale. Si identifica come un servizio residenziale per persone disabili volto alla soddisfazione dei bisogni della persona, al mantenimento e al potenziamento delle capacità e dei livelli di autonomia acquisiti, al percorso di crescita personale e all’inserimento sociale, prestando particolare riguardo alla rete dei rapporti già esistenti e alla strutturazione di una rete di sostegno al singolo e al gruppo. Aprire una casa famiglia per disabili è un’esperienza molto positiva, la quale tuttavia implica una grande assunzione di responsabilità.
Con l’obiettivo di procedere alla realizzazione della casa-famiglia, l’Associazione “Il vento sulla vela- onlus” intende offrire ai ragazzi ed alle loro famiglie l’opportunità di conoscere altre realtà e di allargare la propria rete sociale. In quest’ottica, l’Associazione affianca e sostiene i familiari, promuovendo una cultura in grado di favorire il distacco dei disabili adulti, nel percorso del “dopo di noi”, già “durante noi”.
(a lato Ingresso Stabilimento Trasmissioni)
A tal fine, brevi periodi di soggiorno (cosiddetti “di sollievo”), presso l’esistente Comunità Alloggio “Maria Silvia” e/o nel Convitto dell’Istituto Leonarda Vaccari, rappresentano una formula innovativa per una residenzialità a forte impronta familiare. Il supporto degli operatori dell’Istituto sarà significativo per l’avvio del progetto e continuerà nella formazione degli operatori e nel costante monitoraggio dell’iniziativa.
La qualità del “dopo di noi” dipenderà quindi in modo significativo dal “durante noi”, dal modo in cui famiglia, servizi, scuola e società tutta avranno aiutato il disabile
(valorizzazione delle sue abilità, interventi riabilitativi, continuità assistenziale, ecc.).
All’origine del progetto c’è l’assegnazione di una parte della struttura dello Stabilimento Trasmissioni (sito in V.le Angelico, 19) ubicato di fronte all’Istituto Leonarda Vaccari. Anche per questa ragione, sarebbe estremamente utile che, proprio lì, venisse realizzata una Casa Famiglia per i disabili assistiti dall’Istituto i quali, un giorno, privati dei loro genitori, potrebbero continuare a frequentarlo nelle ore diurne e, poi, socializzare in una comunità alloggio vicina.
E’ un sogno che l’Associazione persegue fin dal 2010, con riferimento alla deliberazione n. 8 – Protocollo RC n. 8659/10, Verbale n. 12, con la quale l’Assemblea
Capitolina nella Seduta Pubblica del 28/29 ottobre 2010 aveva approvato il riutilizzo delle caserme dismesse da parte della “Difesa Servizi Spa”. Tra l’altro, nella delibera, veniva stabilita al 20% la percentuale da destinare a servizi sociali della città come asili, biblioteche, ecc. Tuttavia, il protocollo d’intesa tra il Ministero Difesa (allora guidato da Ignazio La Russa) e il Comune di Roma (il primo cittadino era Gianni Alemanno) è scaduto l’anno seguente senza dare frutti. La richiesta formale di riuso della struttura, avanzata dall’Associazione il 28 marzo 2011, è tuttavia rimasta senza seguito.
Purtroppo, senza riscontro è stata anche la successiva richiesta presentata il 26 set. 2013 (prot. RA62522) al Sindaco Ignazio Marino.
Il nuovo protocollo d’intesa, sottoscritto il 7 agosto 2014 dal Demanio, Ministero della Difesa e Sindaco Ignazio Marino, per la valorizzazione delle caserme dismesse, ha riaperto le speranze dei familiari dei disabili, poiché lo Stabilimento Trasmissioni è ricompreso tra quelle strutture. In quest’ottica, la Consulta per le politiche in favore delle persone con disabilità del Municipio Roma I Centro, nella sua prima riunione del 28 gennaio 2015, ha posto come argomento prioritario dei lavori il “dopo di noi”, con il progetto della realizzazione di una Comunità alloggio in quell’area.
Tuttavia, da informazioni assunte presso l’Assessorato alla Rigenerazione Urbana (U.O. Riqualificazione di ambito urbano e riuso del patrimonio pubblico), a tutt’oggi, per lo Stabilimento Trasmissioni, nessuna attività di progettazione è iniziata, a differenza di quanto già fatto per le altre strutture facenti parte del Protocollo.
Comunque, al termine dell’iter burocratico da parte dell’Assessorato alla Rigenerazione Urbana, sarà necessario procedere alla progettazione di consistenti lavori di ristrutturazione per rendere gli ambienti idonei ad accogliere persone con disabilità di varia natura. Soltanto allora sarà possibile illustrare il progetto in maniera abbastanza compiuta e iniziare l’impegno di fund raising.
Il progetto è “originale”, perché improntato su una nuova visione operativa e metodologica, attraverso il reperimento di finanziamenti misti composti in parte da risorse pubbliche (che potrebbero essere forniti dal Comune di Roma, Regione Lazio, Unione europea) e donazioni di privati come singoli cittadini, aziende, fondazioni e associazioni volontaristiche, nonché il coinvolgimento attivo delle famiglie dei ragazzi.
A tal fine, sarà necessario procedere alla costituzione di una équipe di raccolta fondi motivatissima e ben assortita con professionisti nel fund raising, le famiglie dei ragazzi disabili, volontari e operatori che svolgono il servizio civile.
Dovranno essere creati eventi (aperitivi, cene, incontri, convegni, tornei di carte, rappresentazioni teatrali, ecc) ai quali invitare persone dotate di grande spirito di solidarietà. Ogni persona diventerà a sua volta motore della raccolta fondi, organizzando gruppi di sostegno informali e creando eventi ad hoc per reperire risorse, rendendosi disponibile a portare il progetto in ambiente diversi al fine di ottenere contributi per la sua realizzazione.
La Comunità verrà realizzata dall’Associazione d’intesa con l’Istituto Leonarda Vaccari (Ente Morale senza fini di lucro riconosciuto con Regio Decreto N. 2032 del 15 ottobre 1936 ed Ente Pubblico non economico – Corte di Cassazione Sez. Un. N.1299/84-2379/79-1128/57), che provvederà al coordinamento e alla supervisione, con modalità analoghe a quella (Maria Silvia) già realizzata in località Boccea. Seguendo la prassi prevista dall’attuale normativa di riferimento, il progetto dovrà ottenere l’Accreditamento da parte del V Dipartimento del Comune di Roma Capitale, in accordo con le AA.SS.LL.
Nella casa famiglia (circa 500 mq) verranno ospitati 8 disabili adulti non autosufficienti e gli spazi interni saranno attrezzati per permettere un agile spostamento al proprio interno di persone in carrozzina. Gli occupanti verranno
accompagnati nella quotidianità da assistenti familiari, che si preoccupano, oltre che del riassetto dell’alloggio, dell’igiene personale, della colazione e della preparazione degli ospiti per recarsi al mattino al Centro diurno dell’Istituto L. Vaccari, ubicato sull’altro lato della strada.
Attorno alle ore 15 00, al rientro dal Centro diurno, gli assistenti si occuperanno dell’accoglienza degli ospiti e dell’organizzazione generale delle giornate: attività da svolgere in casa, attività per il tempo libero, cena, dopo cena, impegni per la fine di settimana….
L’Ente Gestore della struttura sarà l’Istituto Leonarda Vaccari, che designerà un Responsabile Coordinatore della Comunità Alloggio, al quale verranno affiancate altre figure professionali impegnate nel progetto, affinché il piano riabilitativo individuale si sviluppi anche all’interno della Comunità Alloggio. L’Associazione collaborerà nella progettazione, nonché nella verifica delle varie attività interne alla struttura, al raccordo con le figure professionali dei Servizi territoriali, alla gestione dei rapporti con le famiglie di origine degli ospiti, accogliendo le richieste dei singoli.
Qualora gli spazi a disposizione fossero maggiori, all’interno della struttura potrebbero essere realizzati Laboratori (ceramica, falegnameria, sartoria, informatica, ecc.) aperti al territorio, finalizzati a training lavorativo e/o ludico, che costituirebbero un polo a forte valenza sociale, nell’ambito dell’auspicata rigenerazione urbana (vds. Delibera del 23.09.2014 Commissione Politiche sociali e Emergenze abitative del Municipio I Centro ).
Un’ipotesi interessante e tutta da approfondire nasce dalla vicinanza della struttura alla Basilica di San Pietro. In aggiunta alla Casa famiglia ed ai Laboratori, potrebbero essere realizzati miniappartamenti da destinare a pellegrini disabili e accompagnatori per soggiorni brevi (max una settimana). Parte della retta pagata (sulla falsariga della tassa di soggiorno), potrebbe contribuire a ridurre l’onere della gestione della Casa famiglia.
Alle famiglie spetta quindi il compito di un confronto realistico con il destino del proprio figlio disabile; alla società la responsabilità di offrire percorsi di accompagnamento e di cura che garantiscano la qualità di vita del disabile anche fuori dalla propria famiglia di origine. Solo attraverso questo duplice percorso di convergenza si potrà ridurre l’angoscia che troppi genitori ancora devono soffrire pensando al “dopo di noi”.
La realizzazione della Comunità sopra delineata per grandi linee, raggiungerebbe un duplice obiettivo: per i familiari, di progettare un futuro che permetta loro di essere più sereni pensando ai figli senza di loro…. e per l’Amministrazione capitolina, oltre ad innegabili risparmi finanziari, potrebbe smentire l’idea di speculazioni e/o lottizzazioni, nonché rappresentare il segnale di una rinnovata sensibilità nei confronti delle famiglie e al problema del sostegno alla disabilità.
Infine, appare utile ricordare quanto evidenziato nel documento ICF del 2000 dell’OMS laddove, analizzando il prosieguo del cammino del disabile, viene ribadito con forza che egli non debba mai restare solo, ma inserito totalmente nell’ambiente sociale, di cui la Casa Famiglia rappresenta uno dei cardini più qualificanti.
Roma, 4 Febbraio 2015
Il Presidente Aldo Conidi